Tutta la ferocia e il divertimento di Bottoms (2024)

A meno di colpi di scena improbabili nel prossimo mese e mezzo, Bottoms è la commedia dell’anno. Certo, lo è anche per carenza di concorrenza in un momento storico in cui questa è rappresentata da cose un po' esangui tipo Da me o da te. Ma lo è anche in senso assoluto, lo è a confronto con altri grandi classici del genere, da Schegge di follia a Suxbad. Lo è perché è sorprendente e coraggioso e contemporaneo e brillante e ritmato e ben scritto e satirico e spesso, nei suoi momenti migliori, di un cattivo gusto delizioso; e poi lo è perché fa ridere, una qualità sempre più rara in un genere che sembra aver dimenticato come si scrive una battuta. Bottoms, su Prime Video il 21 novembre, è il secondo film di Emma Seligman dopo il già ottimo Shiva Baby, grazie al quale la regista aveva tra l’altro fatto la conoscenza di Rachel Sennott. E proprio con Sennott ha scritto questo film che racconta una storia che negli anni Ottanta avrebbe avuto come protagonisti due maschi: PJ e Josie (Ayo Edebiri) sono due liceali autodefinite bruttine e sfigate, amiche da sempre, e che come tutte le liceali bruttine e sfigate sognano una cosa – sbocciare come bellissime rose e cominciare finalmente a fare quell’altra cosa alla quale a quell’età si pensa in continuazione. PJ e Josie sono anche lesbiche, e ciascuna delle due ha una cotta per una cheerleader bella e altezzosa: per far colpo su di loro e finalmente riuscire a farsi un metaforico giro sotto le lenzuola decidono di fondare un club di autodifesa tutto al femminile, ufficialmente con la scusa di insegnare a difendersi alle ragazze in attesa del match contro la squadra di football rivale, tradizionalmente accompagnato da violenze perpetrate dai giocatori di entrambe le compagini.

Per l’appunto il genere di storia che un tempo sarebbe stata scritta per due adolescenti maschi brufolosi: Bottoms è un manuale di gender swap che mette due ragazze in una serie di situazioni che per tradizione in questo genere vengono riservate ai maschi. Non c’è alcun tentativo di “femminilizzare” una storia vecchia come l’adolescenza: PJ e Josie semplicemente hanno gli ormoni in subbuglio come tutti i Kevin e i Jason della storia del cinema, e fanno una serie di cose anche parecchio sceme pur di riuscire a sfogarli. Indipendentemente dal genere nel quale vi riconoscete posso assicurarvi che Bottoms è una bella boccata d’aria fresca anche perché è un’opera spesso scorretta: c’è quest’idea che quando prendi una storia “al maschile” e la viri al femminile ci sia bisogno di edulcorarla perché le donne sono fragili fiori che non dicono le parolacce, idea che Seligman e Sennott deridono fin dalle primissime inquadrature.

Questo approccio rozzo e genuino al racconto si estende a ogni singola scelta, e si esprime al massimo del suo splendore durante le (numerose!) scene di botte, altra cosa che normalmente viene esclusa dai "film con le femmine" perché si sa che queste fragili creature si possono toccare solo con un fiore. In Bottoms le protagoniste (PJ e Josie, appunto, e tutto il resto del gruppo di ragazze che si uniscono al club) si prendono sovente a mazzate, e con abbandono. Ci sono cazzotti, calci in pancia, spintoni, ginocchiate, un sacco di sangue versato nella palestra della scuola sotto gli occhi attoniti ma segretamente ammirati dell’insegnante responsabile (Marshawn Lynch, che vive in un mondo tutto suo anche all’interno del film – è una cosa bella, per la cronaca), e due (2) esplosioni grosse. È un film nel quale le ragazze fanno finalmente quello che è sempre stato loro negato in nome di una loro presunta superiorità alle faccende fisiche in generale.

Aiuta il fatto che il mondo nel quale vivono PJ e Josie è consistentemente assurdo e sopra le righe, e popolato da stereotipi che più volte portano un maschio a pensare “ma allora è così che ci vedono?”. L’incarnazione di questa forma di satira quasi cartoonesca è il bellissimo Jeff (Nicholas Galitzine), capitano della squadra scolastica di football, un giandone scemissimo il cui urlo di battaglia consiste semplicemente nell’urlare JEFF! mentre mostra i muscoli. Jeff è un perfetto Jeff, l’equivalente con il pene della cheerleader bionda e scema presente nel 99,4% delle commedie romantiche adolescenziali classiche (dove “classiche” vuol dire: “il protagonista è un maschio innamorato di una femmina”). Incarna lo spirito più bestiale e ignorante dello sport, anche a livello scolastico, senza alcuno dei lati positivi che solitamente si associano a questo tipo di attività: è il college football visto come inferno, come completa assenza di valori a parte l’importanza della vittoria, come gabbia di matti.

È raro vedere così tanta anarchia e voglia di spaccare le cose in una teen comedy: a inizio pezzo non nominavo a caso Schegge di follia, un film del 1989, che Bottoms tra l'altro cita piuttosto direttamente (senza perdere l’occasione di sfotterlo). Ovviamente il fatto che le protagoniste siano tutte donne apre spazio a certi discorsi che in un equivalente al maschile non avrebbero trovato posto: il film non è una semplice sostituzione di genere ma è anzi particolarmente attento a cosa significa affrontare certi discorsi su e intorno alla violenza quando a farlo sono delle donne e non degli uomini. Il mio punto è che queste donne fanno una serie di scelte e anche di assurdità che di solito chi scrive questi film evita di far fare loro.

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E questa scelta dà vita ed energia a una storia molto tradizionale nella struttura e spesso a due passi dal delirio nello svolgimento – il rischio di quando si esagera programmaticamente è sempre quello di ammazzare l’empatia in favore dell’alzare in continuazione il volume, mentre in Bottoms è proprio il fatto che PJ e Josie facciano spesso scelte stupide e immature, che sbaglino strada e vadano a sbattere e si chiudano in vicoli ciechi, a renderle così tridimensionali, delle persone e non solo dei personaggi. Aggiungeteci pure che il film dura a malapena novanta minuti e riesce quindi a dire una quantità non indifferente di cose significative senza perdere tempo o allungare il brodo in ossequio a non si sa quale diktat che prevede esistano soltanto i film di almeno due ore. Aggiungeteci anche che lo spirito punk con il quale è stato scritto e girato si estende a tutto il cast: molte scene sono improvvisate, e anche chi ha meno spazio per ragioni di sceneggiatura – segnalo in particolare Kaia Gerber, che tra le altre cose è la figlia di Cindy Crawford come dimostra il fatto che è identica, e che viene usata con il contagocce quando ha la presenza scenica per reggere un intero film da sola – lo sfrutta e lo spreme per tirare fuori almeno un momento memorabile. Aggiungeteci Total Eclipse of the Heart in colonna sonora, la miglior canzone di sempre sfruttata alla grande per una scena madre del film. Aggiungete, aggiungete, e otterrete che sì, Bottoms è la commedia dell’anno.

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Stanlio Kubrick

Scrivo di cinema, in particolare quello con i mostri, le esplosioni e i calci volanti, da prima della crisi dei mutui subprime del 2008. Ho scritto anche dei libri sull'argomento insieme al resto della redazione dei 400calci. Traduco libri, organizzo eventi e parlo anche, quando me lo chiedono. Ho persino lavorato alla scrittura di un gioco di ruolo fantasy-satirico, giusto per non farmi mancare nulla.

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